Vecchi amici, antibiotici e febbre da fieno

Perché c’è una stretta, importante relazione tra le tre cose, e perché questo ha direttamente a che fare con le nostre più comuni abitudini?
La risposta breve è: lavarsi le mani è la cosa più semplice ed efficace per evitare un sacco di grane.
La risposta lunga inizia da lontano, con la considerazione, indubbia, che le malattie “infiammatorie” sono in costante crescita dagli anni ’50.
Per malattie infiammatorie, qui, intendiamo tutte quelle malattie che sono conseguenza di una attivazione abnorme del sistema immunitario. Nato principalmente per proteggerci da agenti patogeni esterni (o interni), il sistema immunitario costituisce il nostro Esercito, il cui compito è quello di attaccare e distruggere qualunque cosa, riconosciuta come “nemica”, potrebbe danneggiarci: batteri patogeni, virus, cellule tumorali.
Quando però, il nostro Esercito si attiva senza motivo, quando vive in perenne stato di guerra anche se guerra non c’è, invece di proteggerci ci danneggia. Attacca organi e apparati e provoca alcune delle malattie più gravi e debilitanti dell’era moderna: sclerosi multipla, malattia di Crohn, diabete tipo I, asma.
A margine sottolineo che “provoca” non significa che ne costituisce la causa unica e diretta: molti fattori diversi (genetici, ambientali) ne condizionano l’insorgenza. Ma possiamo dire con buona approssimazione che quelle malattie (e altre, come malattie della tiroide, artrite reumatoide, lupus, psoriasi) hanno come attore principale un sistema immunitario guerrafondaio.
Dunque, non solo ci servono meccanismi che chiamino alle armi il Sistema Immunitario quando serve (per esempio quando arriva l’influenza: il mio, per esempio, è in piena campagna di Russia contro questa fastidiosissima forma virale che ci sta azzoppando tutti).
Ci servono anche meccanismi che tengano il Sistema immunitario a riposo quando è il caso.
Se volessimo addentrarci in questo campo, neanche il filo di Arianna ci permetterebbe di venirne fuori prima dell’ora di cena. E probabilmente neanche per Pasqua.
Quindi, provo a restringere il campo, e vi parlerò di certi vecchi amici.
Gli anglosassoni li chiamano Old Friends, e siccome amano gli acronimi, parlano di OF mechanism, meccanismo dei Vecchi Amici. Questa teoria, proposta nel 2003 da un certo Graham Rook, sostiene che alcuni agenti microbici, quelli con i quali conviviamo da quando eravamo cacciatori e raccoglievamo arbusti nel Paleolitico, i Vecchi Amici appunto, sono indispensabili per regolare, limitandola, l’attività del nostro Sistema Immunitario. Non si tratta di una teoria strampalata, è basata sulle conoscenze circa il lavoro svolto da certi linfociti (detti T-reg; sì, potete giocarvela mnemonicamente ricordando Jurassic Park) che hanno proprio la funzione di disinnescare il Sistema Immunitario quando non è utile. Se non sono stimolate dai Vecchi Amici, le cellule T-reg non sono adeguatamente “indotte” a spegnere i bollori del Sistema Immunitario.
Fin qui, potremmo dunque spiegare l’aumento delle malattie infiammatorie negli ultimi 60-70 anni con il fatto che le condizioni igieniche sono straordinariamente migliorate, dunque abbiamo fatto fuori gli amici insieme ai nemici, ed ecco che i nostri linfociti T-reg non hanno più abbastanza stimoli per calmare l’esercito, e lui parte in guerra contro tutto e contro tutti.
D’altra parte nei primi del ‘900 la febbre da fieno era un fenomeno così raro che gli studiosi dovevano dannarsi l’anima per trovare casi da studiare. Oggi si stimano circa 10 milioni di persone affette da febbre da fieno nel Regno Unito.
Quando, vent’anni fa e più, studiavo medicina le malattie autoimmuni erano una novità, oggi meccanismi autoimmuni, come detto, sono riconosciuti alla base di un gran numero di malattie invalidanti.
Ottimo.
Dunque, siamo così ossessionati dalla pulizia che eliminando tutti i batteri, eliminiamo anche i Vecchi Amici e ci facciamo del male. E dunque, questo vuol dire che siamo troppo puliti. Giusto?
No.
Attenzione all’equivoco.
Essere esposti a un minor numero di Vecchi Amici, oggi, non dipende (solo) dal fatto che ci laviamo di più, o che teniamo pulito il bagno. Dipende dalle nostre abitudini di vita, dai luoghi in cui viviamo, da come partoriscono le donne e dove, da come allattiamo i nostri piccoli. Viviamo in città, o comunque in ambienti chiusi, per la maggior parte del tempo, non siamo più a contatto con gli animali, i parti sono spesso cesarei, gli allattamenti artificiali, tutte condizioni che tengono i Vecchi Amici fuori dalla porta. Perché l’utilità dei Vecchi Amici è maggiore quando l’esposizione avviene in tenerissima età.
Ma un conto è tenere fuori gli amici, un conto i nemici. Quanto detto finora non significa che i bambini più si ammalano più saranno sani da grandi. Le migliorate condizioni igieniche hanno aumentato di un fattore esponenziale la sopravvivenza dei bimbi, altro che febbre da fieno: ai primi del ‘900 i bimbi morivano.
Questo per dire che un conto sono le mutate condizioni di vita, un conto è combattere le malattie.
Non è vero che lasciare che i bimbi si ammalino procura loro un sistema immunitario più forte. Si ammalano e basta. Questo ha a che fare con il fatto che gli anticorpi che produciamo sono diretti contro una specifica malattia: se prendiamo la varicella (o se siamo vaccinati), non saremo automaticamente più resistenti contro il tetano.
Ma se si ammalano dobbiamo curarli.
Ed ecco che arriviamo agli antibiotici.
Non devo ricordarvi io che la resistenza agli antibiotici è uno dei più grossi problemi sanitari dell’era moderna. Più malattie, più antibiotici, più batteri che si attrezzano contro gli stessi antibiotici.
Non siamo troppo puliti, proprio no. L’igiene (e l’igiene pubblica) sono una delle conquiste più importanti degli ultimi cento anni.
E allora?
Come conciliare l’esigenza di mantenere buoni rapporti con i Vecchi Amici con quella di sparare al nemico?
La risposta che dà l’importante pubblicazione da cui ho tratto il materiale per questo post è Targeted Hygiene. Igiene mirata.
Vuol dire conoscere i punti critici nella catena della trasmissione delle infezioni e colpire quelli.
Una casa pulita non è necessariamente una casa igienizzata. Non serve tirare a specchio i pavimenti e i vetri e togliere la polvere tutti i giorni se poi ignoriamo i veri bersagli da colpire. I punti critici. Che sono dunque:
– i luoghi e le superfici dove si trovano di solito gli agenti patogeni
– i luoghi le superfici che facilitano la diffusione dei patogeni.
E indovinate un po’ qual è la superficie più a rischio per la diffusione dei patogeni? Le mani.

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Di seguito un paio di tabelle che ho adattato e tradotto dallo stesso articolo, per esemplificare nel dettaglio il significato di igiene mirata.

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I punti chiave dove indirizzare la guerra ai patogeni.

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Alcuni esempi pratici.

Provo a riassumere?
– Sembra accertato che i Vecchi Amici (batteri ed elminti, cioè vermi) con i quali conviviamo dal Paleolitico siano utili per tenere a freno il nostro sistema immunitario (perché stimolano i linfociti T-reg).
– È certo, anzi ovvio, che invece i batteri patogeni provocano malattie che è meglio evitare.
Non è vero che dobbiamo vivere nello sporco perché il nostro sistema immunitario sia “forte”: gli anticorpi si formano non contro “lo sporco” ma contro le singole, specifiche specie batteriche/virali.
– È abbastanza vero che pulendo casa e vivendo nel nostro mondo del 2018 teniamo fuori dalla porta anche alcuni Vecchi Amici, ma il fatto che veniamo meno a contatto con loro dipende da molti fattori (ambientali, di stili di vita, ecc.) che poco hanno a che fare con l’igiene.
– Evitare le malattie con una adeguata igiene evita anche l’uso delle medicine e soprattutto degli antibiotici, che se prescritti troppo diffusamente inducono resistenze che costituiscono uno dei grandi problemi della sanità mondiale odierna.
– Non avremo mai una casa “sterile”, per quanto strofiniamo tutte le superfici. I batteri e i virus vanno e vengono. Invece adottando pratiche di igiene mirata limiteremo al massimo la diffusione delle malattie.
– La miglior igiene mirata, è quella mirata sulle nostre mani.
Avete visto quante colonie batteriche si sono sviluppate dall’impronta della mano di questo bimbo?

 

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La storia intera la trovate sull’Huffington Post
Chissà quante colonie si svilupperebbero appoggiando su una piastra di coltura il cellulare che tenete in mano?
E via le dita dal naso!

Se amate i dettagli, qui trovate la pubblicazione originale che ha ispirato questo post, redatto dalla IFH (International Scientific Forum on Home Hygiene) del Regno Unito, che si qualifica e si presenta qui.

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