Uno dei doveri del medico è certificare, che come ho già detto altrove significa “rendere certo”, confermare, ad uso di altra autorità o servizio, che una condizione è vera. Nell’ambito della professione, ovviamente: un medico non si sognerà mai di certificare, per esempio, la vostra condizione economica.
I certificati medici sono a pagamento. Quasi tutti, eccetto… quelli più comunemente prodotti, cioè i certificati di malattia per giustificare assenza dal lavoro (che sono la stragrande maggioranza) e quelli di idoneità sportiva in ambito scolastico richiesti dalla scuola (su modulo fornito dalla scuola stessa).
Tutti gli altri (tutti) si pagano. Le tariffe non sono stabilite liberamente ma sono definite in base alle tariffe minime dell’Ordine dei medici. L’Ordine indica delle tariffe minime per evitare che ci si possa fare una sorta di concorrenza sleale. Sotto certe tariffe non si va, altrimenti si commette una scorrettezza nei confronti dei colleghi.
E le tariffe sono queste.
Fino a qualche anno fa tutti i certificati erano esenti da IVA. Da qualche anno ad alcuni di essi si applica l’IVA al 22%. Sinteticamente, si applica l’IVA ai certificati che non sono strettamente collegati alla tutela della salute del paziente. Per esempio, se faccio un certificato per dire che Tizio ha bisogno di una dieta speciale alla mensa scolastica, il certificato tutela direttamente la sua salute: certificato senza IVA. Se invece Tizio mi richiede un certificato per fagli ottenere l’invalidità civile, me lo richiede per ottenere (direttamente o indirettamente) un vantaggio economico: certificato con IVA.
È sentore comune che mettere tre (tre!) crocette, un timbro e una firma su un modulo per consentirvi di ottenere un porto d’armi non valga una spesa di 60,00€. Il fatto è che quel timbro e quella firma costituiscono una grave assunzione di responsabilità: se io certifico che Tizio non ha malattie psichiatriche e poi Tizio con il fucile da caccia del nonno spara ai passanti per strada, il giudice viene dritto dritto a casa mia a chiedermene conto. Lo stesso dicasi per la patente d’auto: se certifico che Caio non ha l’epilessia e poi Caio ha una crisi comiziale all’incrocio di corso Regina nell’ora di punta, son dolori.
Insomma, rassegnatevi. L’attività certificatoria del medico di medicina generale è una parte (non preponderante ma importante) del suo lavoro e il sistema sanitario, attraverso l’Accordo Collettivo Nazionale per la medicina generale, non prevede che questa attività sia compresa tra quelle remunerate dallo Stato. Quindi, ahimè, tocca a voi. Non ce ne vogliate.
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